7 pensieri su “L’organizzazione moderna: beta permanente e crowdsourcing

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  3. Sono d’accordo pienamente con la necessità di svecchiare alcune politiche e logiche aziendali. Cio che dici in “un cambiamento culturale forte, che addirittura inviti le persone a generare innovazione organizzativa a partire dalla propria attività quotidiana” è possibile ma prima si deve risolvere il fatto che ci sia una forte mancanza di meritocrazia. Io credo che nelle imprese italiane questo sia un freno alla creatività dei team. Grazie per lo spunto interessante!

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    • Massimo, grazie per l’intervento.
      Hai ragione che esiste un tema di valorizzazione degli apporti nelle organizzazioni, ma dal mio punto di vista si inquadra in quella distonia che cerco di descrivere nel post.
      Finché le organizzazioni restano una “formalità” alle quali tu puoi solo aderire o no, è evidente che neanche un sistema di merito ben progettato funziona nel senso di dare impulso alla motivazione. Questo è il mio lavoro ogni giorno come consulente di sviluppo organizzativo, e ti assicuro che molte aziende sono strumentatissime, ed hanno anche delle intenzioni favorevoli in questo senso. Ma di fatto non funzionano più perchè in questa fase le persone sentono l’esigenza di “costruire” quel mondo organizzativo in cui sono immersi, dargli senso.
      Per fare questo e ottenere tutti i benefici della partecipazione hai bisogno di cambiare le premesse con lui leggi l’organizzazione.
      Intanto, appunto, non hai una organizzazione giusta che vale per sempre, ma anzi questa deve cambiare continuamente e adattarsi. Ma questo adattamento lo deve praticare chiunque in ragione delle stimolazioni che il mercato, i clienti, il sistema gli sottopone.
      vanno ripensati i capi, che devono essere meno controllori e più abilitatori, facilitatori. Deve ripensarsi il management e diventare esso stesso un sollecitatore di collaborazione emergente, facendo partecipare le persone, mettendo a loro disposizione strumenti di collaborazione, comunicazione, utili a scambiare risorse e idee in modo ampio e trasversale. promuovendo una cultura della innovazione attraverso la conversazione organizzativa permamente.
      Penso sia questa la direzione, considerando che fuori dalle organizzazioni questo sta già avvenendo.
      Coa dici Massimo?

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      • Grazie a te per il chiarimento. In base al quale mi metto in mezzo al cambio culturalmente per il modo di intendere l’organizzazione (infatti non l’avevo capita…;)).
        Io scomoderei la parola coworking, giusto per intenderlo come una collaborazione estesa, coinvolgendo chi ha le competenze per risolvere i problemi in modo che si applichi la sussidiarietà. Chi è più vicino alla questione, chi la conosce meglio viene coinvolto. Costruendo ‘organizzazioni’ a progetto. Tutti saremmo professionisti e tutti invogliati ad essere competenti…utopia? cosa ne pensate?

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